venerdì 10 aprile 2009

Terremoto e teodicea

I devoti, incapaci di accusare Dio di malvagità, si abituano a considerare i più duri colpi della sorte come prove indubbie della bontà celeste. Se sono immersi nel dolore, si ordina loro di credere che Dio li ama, che Dio li protegge, che Dio vuol metterli alla prova. Così la religione è arrivata a mutare il male in bene! Un incredulo diceva giustamente: «Se il buon Dio tratta così quelli che ama, lo prego con tutto il cuore di non pensare a me» (Paul Thiry d’Holbach, «Il buon senso», 1772).

Il terremoto in Abruzzo riapre il problema (mai spento per chi ci abbia pensato almeno una volta) dell'esistenza di Dio e del male nel mondo. Perchè, in sostanza, se Dio è a) onnipotente, b) onnisciente, e c) infinitamente buono, permette tutto questo? La risposta più semplice, logica e razionale è: ovviamente perchè non esiste.

Dal sito UAAR: "La Chiesa cattolica ne è cosciente, e affida la risposta a uno dei più noti teologi italiani, mons. Bruno Forte, arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto. Intervistato da Radio Vaticana, ha dichiarato:
“Se c’è un messaggio che il Vangelo ci dona come centro e cuore della nostra fede, è proprio che Dio non è lontano da chi soffre, anzi, ha fatto sua la sofferenza del mondo. Certo, la grande domanda “perché Dio permette questo?” tornerà, tornerà nelle nostre preghiere, nelle nostre riflessioni. Ma tornerà anche la certezza che Dio non abbandona il suo popolo nell’ora della prova e che Dio accoglie nelle sue braccia di misericordia quanti sono stati vittime di questo cataclisma naturale. Non dimentichiamo che l’ateismo moderno da molti viene fatto nascere con il terremoto di Lisbona del 1755, le riflessioni del poema di Voltaire su quel terremoto che, appunto, ragionavano dicendo: “Se c’è Dio ed è onnipotente, perché non è anche buono ed impedisce quello che sta succedendo?”. Ma questo è troppo facile a dirsi, perché il Dio di cui noi siamo testimoni è ben altro dal Grande Burattinaio del mondo: è un Dio che ha fatto sua la croce e la sofferenza, anche la croce delle nostre incapacità a prevedere, a conoscere. Come dire: un Dio che ci chiama all’umiltà. Ma credo che anche una scienza seria, rigorosa, non possa che sentirsi profondamente chiamata all’umiltà davanti a questi danni che essa non riesce a prevedere e a controllare”.

E ti pareva che non perdono occasione per denigrare la scienza... Comunque non risponde alla domanda: "perché non è anche buono ed impedisce quello che sta succedendo?”. Tutto quello che i preti sanno dire è, appunto: "Ma questo è troppo facile a dirsi"... Ma è FACILE o è SBAGLIATO? La domanda è legittima, ma l'unica risposta possibile è appunto che Dio non esiste e quindi non può impedire un bel niente.
Dio è una invenzione della mente umana che serve a molti come palliativo mentale, ma che non regge alla prova dei fatti. Dio è una risposta facile, ma sbagliata.

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